Una delle definizioni più note riguardo alla musicoterapia è stata elaborata da Ken Bruscia, che è stato per molti anni Docente della cattedra di musicoterapia presso la Temple University di Filadelfia (USA):
“La musicoterapia è un processo sistematico di intervento nel quale il musicoterapeuta aiuta il cliente a migliorare il proprio stato di salute, utilizzando le esperienze musicali e le relazioni che si sviluppano attraverso di esse come forze di cambiamento. “
Questa definizione presenta i due elementi centrali dell’intervento musicoterapico, l’esperienza musicale e la relazione tra il paziente e il terapeuta. Nel lavoro con i pazienti, il musicoterapeuta utilizza questi due elementi, la musicalità e la relazione, come una polarità dialettica nella quale essi sono alternativamente figura e sfondo. Le componenti musicali possono essere il medium tramite il quale si dà la possibilità di una esperienza relazionale, ma nello stesso tempo l’instaurarsi di una relazione tra paziente e terapeuta diviene il campo entro il quale la musica assume la sua funzione terapeutica.
La capacità di dare un senso agli eventi musicali nasce in una fase precoce dello sviluppo del bambino, in un momento nel quale egli non è ancora in grado di capire il significato delle parole della madre, ma riesce a comunque a coglierne il senso affettivo. Questo iniziale scambio sonoro crea una trama nella quale è fondamentale la ripetizione di suoni e vocalizzazioni. L’ interiorizzazione dell’esperienza sonora primaria che nasce dal rapporto tra madre e bambino diviene il modello di riferimento per la comprensione e la creazione della maggior parte degli eventi musicali.
Queste esperienze affettive si svolgono nel tempo, con un ritmo che alterna momenti di tensione e di distensione, in una curva temporale definita trama temporale del vissuto (Daniel Stern, 1985). L’esperienza affettiva nella vita di relazione e in musica è condivisa sulla base di una sintonia affettiva, che possiamo descrivere come una regolazione del tempo, simile a quella che si ha tra musicisti all’interno di un quartetto d’archi.
Alla luce di queste analogie tra struttura musicale e sviluppo psicologico del bambino, la musicalità si presenta come rappresentazione della matrice originaria di tutte le forme simboliche di organizzazione del tempo proprie della vita umana. Se noi torniamo a ciò che abbiamo detto riguardo alla musica, e cioè alla sua capacità di riportarci al tempo nel quale la voce della madre non è ancora scandita dal succedersi di parole, e immaginiamo quanto questo suono primordiale sia carico di significato, possiamo immaginare come la musica proposta a scopi terapeutici possa condurre verso un nuovo e inaspettato senso alla costruzione del quale rivolgiamo la nostra attenzione di musicoterapeuti.